LA CRONACA

(da Il Resto del Carlino, 06/07/86)

Battendo gli Angels Pesaro per 18 a 8 i Bonfiglioli Warriors Bologna si sono laureati campioni d'Italia di football americano per il 1986. Di fronte alla folla record di 21.500 spettatori, 4500 ingressi omaggio e 17000 paganti, i guerrieri di Bologna hanno facilmente avuto la meglio sui rivali pesaresi. Solo nell'ultimo quarto l'impennata di orgoglio degli Angels ha fruttato uno spettacolare td. Ma fino a quel momento, se la difesa adriatica aveva contenuto il forte attacco bolognese, limitando il passivo, l'attacco non era riuscito a scardinare i piani difensivi di Hargreaves e compagni.

Come avviene sovente, è stata la difesa a dare la differenza. Per i Warriors è questo il coronamento di un lungo inseguimento. E' l'avverarsi di un sogno lungo quattro anni. Dati per spacciati già la scorsa stagione, hanno saputo ricaricare le batterie grazie all'umanità di Calvin Stoll, hanno saputo trarre giovamento dal bel successo conseguito dagli Stiassi Doves a Padova e si sono presto rifatti.

Gli Angels, dal canto loro escono ancora a testa alta dalla sfida-scudetto. Non è una magra consolazione per una squadra che rappresenta l'essenza di questo sport, la compattezza, l'amicizia, l'unità.

Così, nella logica di uno sport di contatto che ha confermato anche sugli spalti una sportività che non ha pari nelle altre discipline, gli Angels hanno accettato la sconfitta: da uomini, ammettendo - come ha fatto il coach Douglas - i propri errori. Errori che, in passato, anche i Warriors, oggi festeggiati campioni, hanno commesso. La partita non è stata bella, non ha avuto momenti di estrema intensità. Ma è difficile che un Superbowl possa anche essere spettacolare. E' difficile che lo sia quando in campo ci sono formazioni che conoscono l'amarezza della sconfitta all'ultimo scoglio.

Nel primo quarto, forse la svolta: gli Angels, caricati da un tifo caldo da parte della tifoseria (numerosa) non bolognese, si facevano sfuggire il pallone, con il pur bravo Swallow a 10 yds dall'end zone avversaria. A quel punto entrava l'attacco Warriors che, macinando il solito gioco fatto di corse, sfruttando pure il nervosissimo avversario riusciva dopo otto primi tentativi conquistati a violare con il folletto Williams (giudicato alla fine miglior giocatore dell'incontro) la linea di fondo. 6 a 0. A quel punto non c'era più storia: gli Angels non riuscivano a reagire, sembravano l'ombra di sè stessi. Ci provava un generoso Pippi Moscatelli a dare la carica, in difesa, tenendo su il reparto (e finendo votato quale miglior difensore) in attacco, persino tentando impossibili corse su finta di calcio di allontanamento. Ma era inutile.

Nel 3° tempo Hargreaves siglava un td personale in percussione e l'apoteosi biancoblù era rinviata di qualche minuto, quando Williams pescava Stanzani in end zone per il 18 a 0.

Duri a morire, gli Angels si ricordavano di essere proverbiali per il carattere: e dopo un drive spettacolare, fatto di lanci, Dragomanni a Meyer per il td della bandiera. Marotti trasformava alla mano.

Ma era troppo tardi. I sogno lungo quattro anni si concretizzava. Per gli Angels, come ha detto Douglas, si ricomincia da zero l'anno prossimo. Con un motivo in più, oggi, per essere presenti all'ultimo appuntamento.